venerdì 13 gennaio 2017

DISPLASIA DELL'ANCA NEL CANE (Grossa, media e piccola taglia)


Premessa:


Molti di voi avranno già letto una parte di questo post su facebook, vari gruppi e pagine scritto dalla grande Valeria Rossi che vogliamo ricordare ancora con le sue parole.
Oggi lo riproponiamo più dettagliato tratto da varie fonti comprese le immagini, poichè non si parla solo di cani di grossa e media taglia ma di tutte le taglie anche le piccole e i piccoli molossoidi, senza escludere i cani di tipo primitivo, compreso lo spitz purtroppo oggi giorno.


Displasia congenita dell’anca

È stata descritta e identificata per la prima volta da Schenelle nel 1935 negli Stati Uniti. Venne descritta in questo modo: “turba dello sviluppo che provoca una insufficiente stabilità dell’articolazione”. La prima osservazione e quindi i primi studi furono compiuti su degli esemplari di Setter Irlandesi. Con il passare degli anni aumentò notevolmente l’interesse mondiale per questa anomalia e, specialmente negli anni ’50, furono effettuate ricerche in Svezia, Germania, Olanda e Finlandia. Le ricerche dimostrano che le razze canine colpite da una malformazione di questo tipo erano numerose e praticamente tutte di media e grande taglia, mentre nelle razze di piccola taglia e nane fu riscontrata un’altra malformazione a carattere degenerativo, chiamata “necrosi asettica della testa del femore”, completamente diversa dalla displasia, sia come tipo di lesione che come eziologia. La sintomatologia di un cane displasico può essere aggravata anche per cause ambientali, ma solo sul cane portatore di displasia, poiché un cane esente non potrà mai acquisirla per la sola influenza di fattori ambientali. È ormai dimostrato che la displasia è un’anomalia polifattoriale dello sviluppo, identificata come una lassità congenita dell’articolazione dell’anca, che è destinata a degenerare verso uno stato di deformità e conseguente osteoartrosi. Le cause sono poligeniche ed ereditarie, con un ritardo del normale sviluppo del complesso articolare, che costituisce il reale difetto congenito. Un soggetto colpito non è in grado di far fronte ai fattori ambientali, proprio per il ritardo di sviluppo. La progressione delle lesioni da displasia si possono riassumere così:

-Lassità (fattore congenito) dell’articolazione dell’anca

-Degenerazione

-Deformità

-Osteoartrosi

La diagnosi della displasia viene effettuata mediante:

- Esame della motilità: valutazione oggettiva del cane in movimento (da qui emerge il valore delle prove di lavoro, in questo caso resistenza, rispetto alle pure manifestazioni di bellezza);

- Palpazione (o metodo di Bardens ed Harrdwich): consente in certi casi una diagnosi precoce, innegabilmente utile per l’allevatore, che potrebbe evitare di sobbarcarsi costi rilevanti; ma è estremamente pericolosa, poiché i cani positivi alla prova della palpazione e sottoposti a pettinectomia (recisione del muscolo pettineo) dovrebbero essere segnalati sul certificato di iscrizione per evitarne l’uso quali riproduttori.

Indagine radiografica: fondamentale purché venga effettuata in età idonea, che la Commissione Scientifica della Federazione Internazionale Cinologica ha stabilito a un anno di età; per le razze di grande taglia il limite è portato ad un anno di età; per le razze di grande il limite è portato a 1 anno e ½ (di queste razze fanno parte anche il Pastore Maremmano-Abruzzese ed il Mastino Napoletano). Il Mastino Napoletano è una razza che, forse più di ogni altra, risente molto di questa anomalia; questo è dovuto all’eccesso di consanguineità nella riproduzione e certamente all’uso improprio dei riproduttori. Ormai la maggior parte degli esemplari di questa razza non è esente da displasia. La selezione del Pastore Tedesco invece ha imposto delle regole precise e severissime agli allevatori; i riproduttori e le fattrici devono essere totalmente esenti da displasia e, senza la lastra che confermi questa precisa disposizione, un esemplare di Pastore tedesco non può in nessun caso competere in una manifestazione cinotecnica. Uno dei massimi esperti italiani e mondiali di displasia congenita all’anca era il Dottor Cesare Pareschi di Ferrara, responsabile in Italia della lettura ufficiale delle radiografie per la diagnosi della displasia all’anca, recentemente scomparso.

In una razza come il Mastino Napoletano non vengono effettuati controlli, perché l’Ente Nazionale e la Società di razza non hanno imposto obblighi agli allevatori, per questo motivo dovrebbero essere gli allevatori stessi a selezionare i soggetti esenti e cercare di non far riprodurre gli esemplari portatori, per evitare che la razza si “ammali” totalmente e irrimediabilmente.

Descrizione del grado di displasia per cani in età di almeno un anno



Esente da Displasia

La testa del femore e l’acetabolo sono in posizione congruente fra loro e l’angolo di Norberg è pari o superiore a 105°. Il margine craniolaterale dell’acetabolo appare affilato o arrotondato in misura minima. La fessura dell’articolazione è strettissima e regolare. Nei casi in cui l’articolazione è perfetta, il margine craniolaterale dell’acetabolo abbraccia la testa del femore un poco più in direzione laterocaudale.

Sospetta Displasia

Possono verificarsi due casi: o la testa del femore e l’acetabolo sono non congruenti in minima misura e l’angolo di Norberg è pari o superiore a 105°; o l’angolo di Norberg è inferiore a 105°, in presenza di testa del femore ed acetabolo congruenti. Si possono notare leggeri arrotondamenti del margine craniale, caudale o dorsale.

Leggera Displasia

La testa del femore e l’acetabolo sono incongruenti, l’angolo di Norberg è superiore a 100° e/o il margine craniolaterale dell’acetabolo appena un poco appiattito. Si possono presentare anche arrotondamenti o, al massimo, lievissime tracce di deformazioni osteoartrosiche dei bordi craniale, caudale o dorsale dell’acetabolo.

Displasia media

Incongruenza chiaramente visibile fra testa del femore ed acetabolo fino alla sublussazione. L’angolo di Norberg è superiore a 90° (solo a titolo di informazione).

Appiattimento del bordo craniolaterale dell’acetabolo e/o sintomi osteoartrosici.

Grave Displasia

Deformazioni displasiche chiaramente visibili alle articolazioni, quali la sublussazione evidente dell’anca o la lussazione; angolo di Norberg inferiore a 90°; evidente appiattimento del margine craniale dell’acetabolo; deformazione della testa del femore (arrotondata a testa di fungo o appiattita) o altri sintomi osteoartrosici.

Sempre per decisione della Commissione Scientifica della F.C.I. per lo studio ed il controllo della displasia, oggi vengono riconosciuti “esenti da displasia” i soggetti senza alcun segno di displasia, con sospetta displasia e con leggera displasia; sono esclusi i soggetti con media e grave displasia. Queste scelte sono senz’altro opinabili, poiché, se è logico ammettere come esenti i soggetti senza alcun segno di displasia e quelli con sospetta displasia, appare strano concedere l’esenzione da displasia a quei soggetti che, sia pure in forma lieve, sicuramente sono displasici. Evidentemente si vuole dare una gradualità nella ricerca, cercando di danneggiare il meno possibile l’allevamento canino ed annullare tanti altri risultati positivi, raggiunti con grande sacrificio ed in lunghi periodi di tempo.

Non esiste un trattamento medico per il cane displasico. Forse in questa direzione si è fatto poco, dando la precedenza al trattamento chirurgico. Tenendo conto dei fattori ambientali, occorrerà fare attenzione all’aumento di crescita del cucciolo per iperalimentazione, all’eccessivo movimento (salti, galoppo sfrenato, ecc…) ed alla selezione tesa a modificare in aumento il peso standard della razza. Ancora oscuro rimane il capitolo dei fattori genetici. Rifacendosi alle fondamentali teorie di Mendel, si deve puntare su una “ereditarietà alta”. L’indice di ereditarietà rappresenta la misura in cui un genotipo rispecchia il fenotipo; questo indice viene valutato da 1 a 10. il tasso di ereditarietà delle displasia è stato valutato da 2 a 4, quindi piuttosto basso. Ciò significa che di fronte ad un fenotipo perfetto non vi sono molte possibilità che questi rispecchi anche il genotipo. Si rende necessario pertanto identificare i soggetti aventi un quadro genetico sano, cioè “genotipi sani”., impiegando nell’allevamento solamente questi soggetti. L’identificazione si ottiene, o meglio si dovrebbe ottenere, con l’esame radiografico e con l’esame della progenie che può durare un notevole numero di anni e che deve essere eseguito scrupolosamente da un comitato di esperti. Oggi l’arma principale nella lotta contro la displasia è rappresentata dall’impiego per la riproduzione di cani giudicati radiograficamente sani. Pertanto l’unico metodo realisticamente sicuro rimane l’esame radiografico. La terapia chirurgica è buona per i soggetti giovani mediante la pettinectomia e accettabile in soggetti adulti mediante l’artrodesi. Chiaramente rimangono a tutti gli effetti cani displasici, da non usare per la riproduzione.





La displasia dell'anca nel cane è una patologia ortopedica di origine non traumatica che si sviluppa durante la crescita e che interessa tutte le razze canine e feline.
Non è una patologia congenita (evidente alla nascita) ma si manifesta durante la crescita dell'animale, generalmente bilaterale ma può essere monolaterale e ci può essere un diverso grado tra dx e sx.
È una patologia multifattoriale con un’influenza ambientale (traumi, alimentazione) e un’influenza genetica (ereditaria trasmissibile) dovuta all'incongruenza tra i capi articolari (testa del femore e cavità acetabolare) e all'instabilità articolare che portano ad una alterazione nella distribuzione dei carichi ponderali provocando un abnorme consumo della cartilagine con degenerazione articolare e progressiva artrosi e fibrosi della capsula.
Clinicamente si può manifestare in maniera differente a seconda della gravità e dell’età del paziente,nei cani più giovani si può notare:

una minor resistenza all'esercizio fisico (cane “pigro”);
corsa a “coniglio”
riluttanza a salire le scale, a salire in auto
alterazioni nella postura;
alterazioni nel movimento
atteggiamenti antalgici
Nel cane adulto/anziano invece, la sintomatologia è legata generalmente all’evoluzione dell’artrosi e la sintomatologia varia a seconda della gravità fino a ridurre in maniera drastica la qualità di vita del soggetto causandogli dolore cronico.
DIAGNOSI PRECOCE:
È consigliabile sottoporre tutti i soggetti predisposti ad una visita ortopedica preventiva già a partire dai 3,5 / 4 mesi di età poichè diagnosticare la displasia dell'anca in una fase iniziale della sua evoluzione può consentire di intervenire chirurgicamente con trattamenti che permettono di arrestarne la progressione.
La visita in particolare prevede:
esame della postura
esame dell’andatura
manipolazioni dell’articolazione con paziente sveglio
manipolazioni dell’articolazione con paziente in anestesia• esame radiografico in diverse proiezioni con paziente in anestesia


di VALERIA ROSSI 

Scagli la prima pietra chi non ha mai sentito dire:
“Lastre? Ma quali lastre? Non vedi come il mio cane corre, salta e gioca? Non può certo essere displasico!”
O, in alternativa: “L’ha visitato il mio veterinario e ha detto che è sanissimo”.
E se tu insisti (“Ma gli ha fatto una radiografia?”) ti rispondono: “No, lui non ce l’ha mica l’apparecchio per fare i raggi. Ma se ha detto che è sano…”Eh, già: intanto che noi cinofili stiamo a farci le pulci sui metodi di indagine (“va bene la valutazione FCI”, “no, ci vuole la Pennhip”… eccetera), una vera e propria moltitudine di persone o non sa neppure che cosa sia la displasia, oppure si lancia a testa bassa nel mondo delle diagnosi “fai da te”.
Manca solo che la displasia dell’anca o del gomito vengano diagnosticate rispondendo a qualche quiz online, e poi siamo a posto.

Pur sapendo che predicherò nel deserto (o almeno in un quasi-deserto, popolato da quattro gatti…) provo quindi a ribadire alcuni concetti fondamentali su questo tema:
a) la displasia NON è diagnosticabile “a occhio”. Da nessuno al mondo, fosse anche il dottor House della veterinaria. Tantomeno basta “guardare il proprio cane” per escluderla: ci sono soggetti gravemente displasici che saltano, corrono e si scapicollano come se nulla fosse. Che questo accada grazie a masse muscolari ben sviluppate o ad una soglia del dolore elevatissima, poco importa: sta di fatto che sono displasici e non lo dimostrano. Ho conosciuto proprio pochi giorni fa una borderina che, “a vista”, sembrerebbe il cane più sano e dinamico del mondo: eppure ha le anche ridotte malissimo… e per questo è stata sterilizzata. Onore e gloria alla sua proprietaria, persona responsabile.
Comunque, per capire se un cane è displasico è obbligatorio lastrarlo;
b) per ottenere una lastra che possa dare indicazioni attendibili occorre che il cane sia sedato e posizionato correttamente all’interno dell’apposito sostegno a doccia: se il nostro vet non dispone dell’attrezzatura adeguata, qualsiasi lastra risulterà inattendibile e sarà impossibile effettuare una lettura corretta;
c) anche se la lastra è stata eseguita correttamente, un parere che abbia valenza ufficiale può essere dato solo dalle centrali di lettura, che in Italia sono due: la FSA e la Celemasche (entrambe accreditate dall’ENCI).








Che poi anche in questo settore esistano inciuci, favoritismi, imbrogli e quant’altro è un dubbio lecito (per qualcuno una certezza: però, guarda caso, quel “qualcuno” è sempre proprietario di un cane displasico…): ma questo NON può essere un buon motivo per eludere le regole.
Troppo facile dire “Ehhhh ma io non mi fido, quindi le lastre non le faccio/non le mando alla centrale di lettura, mi basta il parere del mio vet”.
Sei liberissimo, a patto che poi tu non metta in riproduzione il tuo cane.
Perché la displasia è ereditaria, sempre e comunque: i fattori ambientali possono migliorare o peggiorare la situazione esistente a livello genetico, ma se il cane non è geneticamente displasico non lo sarà neppure fenotipicamente.
Quindi i cani displasici non devono riprodursi. Punto e basta. E il fatto che il cane lo sia o meno può essere certificato solo dalle centrali di lettura: non dal vet di famiglia (a meno che non sia un lettore ufficiale, ovviamente!), non dal proprietario e neppure dal postino “che di cani se ne intende”.
Mettiamoci il cuore in pace e seguiamo le regole, anziché fare “all’italiana”… e inventarcele a nostro uso consumo.


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